Il grammofono di zio Turi


Riaffiorano a volte le sensazioni, ricollegate alle luci e alle emozioni evanescenti, simili alle immagini di un sogno, in quelle occasioni quando era primavera inoltrata e zio Turi ci invitava nel suo podere per raccogliere le ciliegie. La ricchezza di quelle piante rigogliose, traboccanti di frutti rossi e maturi, col tepore di quella stagione mite ormai prossima all'estate, per me bambino, sarebbero stati  solo una parte delle attrattive di quel posto in collina, non lontanissimo dall'abitato ma che sembrava fuori dal mondo, nascosto dentro l'agrumeto e di quella casa abitata da una coppia molto affiatata: zio Turi e zia Mara.


Lei era accogliente, di indole semplice come lo sarebbe una bambina, aveva il viso rotondo e quando sorrideva diventava raggiante come il sole. Benché anziana, forse per via del suo spirito leggero, la sua vera età era indefinibile. A prima vista, lui sarebbe potuto sembrare un carattere complesso con cui avere a che fare e allo stesso tempo era un personaggio  quasi romanzesco,  determinato e controverso rispetto all'epoca in cui aveva vissuto la sua giovinezza. La sua mentalità per molti versi era affine a quella moderna: era ribelle, contestatario, a volte anche irriverente, benché capace di slanci di generosità, uno che non aveva mai avuto peli sulla lingua e forse per questo motivo non si era sempre guadagnato la simpatia altrui.


Quando si parla di una persona che ha del carattere, spesso si fa riferimento a chi ne possiede uno bizzarro, quasi mai si pensa a chi ha un bel carattere e sicuramente lui ne aveva uno piuttosto particolare e determinato. Amava raccontare aneddoti dei tempi in cui era in forza nel corpo della Guardia di Finanza, nel periodo a cavallo della seconda guerra mondiale. Rasentavano spesso la spavalderia quelle lotte intraprese per la difesa di taluni principi, dei diritti propri o di altre persone, ma non mancavano le occasioni in cui il suo puntiglio facesse eccezione, per venire incontro a ragioni puramente umane.




Nel salotto della sua casa colonica, un cimelio perfettamente conservato attirava l'attenzione di chiunque fosse entrato in quella stanza, soprattutto dei bambini. Era il grammofono. Con una discreta collezione di dischi antichi, le puntine di scorta ancora nuove. Per zio Turi mettere in moto quel marchingegno e mostrarlo funzionante doveva rappresentare una vera soddisfazione, si capiva dalla cura con cui lo vedevamo armeggiare, caricare con la dovuta attenzione la manovella e poi appoggiare il braccetto sul microsolco.


Quasi per magia quella specie di macchina parlante si animava. Per qualche attimo emetteva un caratteristico fruscio graffiante, come avrebbe fatto un oratore per schiarirsi la voce, prima di iniziare un discorso. Per noi che ascoltavamo era solo uno strano e misterioso suono metallico, mentre per lui rappresentava sicuramente la rievocazione di momenti di vita vissuta.. Mentre il suono del  grammofono riportava indietro nel tempo, a lui piaceva raccontarci il suo passato, illustrando ogni particolare, un episodio dopo l'altro ed ascoltarlo  col sottofondo di quella musica, equivaleva quasi all'emozione che si prova nel vedere un film.


La sua carriera da finanziere si può dire che fosse stata tutt'altro che tranquilla, spesso punteggiata di diverbi con i suoi superiori. Lui non digeriva le prevaricazioni e temerario com'era, affrontava ogni situazione di petto. Mentre lui parlava, gli si accendeva una luce dentro gli occhi, quasi volesse illuminare meglio le scene e questo suo coinvolgimento emotivo rendeva la storia ancora più vera.


Si poteva capire da innumerevoli particolari che sagoma d'uomo  fosse stato, per niente docile e tanto meno remissivo. In fondo però non era neanche così terribile e duro, perché all'occasione, al di la della divisa che indossava, avrebbe saputo mostrare anche il suo lato umano. Infatti proprio durante il secondo conflitto mondiale, quando il Governo impose il razionamento del grano e la quota assegnata pro capite divenne talmente esigua, da essere insufficiente per sfamarsi, prosperava quindi  il mercato nero. All'epoca gli capitava di prestare servizio di pattuglia per contrastare il fenomeno, sui treni che dalla piana di Catania transitavano in direzione dei paesi etnei. Tra i viaggiatori molte donne, perlopiù madri di famiglia, di solito ricorrevano a un banale espediente per sfuggire ai controlli,  nascondendo i sacchetti di grano acquistato illegalmente sotto i loro lunghi abiti. Senza badare affatto agli ordini ricevuti, fece sempre finta di non accorgersi di nulla, dando maggiore importanza alle necessità di quella povera gente.


Col passare del tempo, crescendo, mi capitò di incontrare ancora in altre occasioni questo zio paterno. Conoscendolo meglio, scoprii in lui l'ironia e la capacità di vedere il lato umoristico delle cose. Rivalutai ulteriormente questo personaggio, pur con tutte le sue contraddizioni, immaginando come fosse veramente al di la delle apparenze, cioè una persona che aveva sempre agito per difendere dei principi, ma che in certi momenti riusciva anche a  non prendersi troppo sul serio.


 



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