Ricordi d'infanzia
Da bambino mi insegnarono a imbalsamare sogni e fiori tra i quaderni e i libri di scuola, a non dire mai le bugie. Si giocava col fango e si raccontava al prete della frutta rubata per gioco, per poi avere l'assoluzione.
Il primo giorno d'estate per scorrazzare felice in pantaloncini corti e le vacanza estive per sognare che non finissero mai. I primi frutti ancora quasi acerbi, raccolti e mangiati in fretta, avevano un sapore indefinito.
I falò per San Giovanni e San Pietro: tutti quanti a raccogliere “frasca” (paglia) per fare la luminaria. Il pallone ad aria calda preparato nell'oratorio con mille colori di carta velina; ogni tanto, verso l'imbrunire, se se vedeva qualcuno, fino a sparire nel cielo d'estate.
Alla sera, durante la funzione religiosa, i “tantum ergo” (orazioni in latino) mi conciliavano a volte un po' di sonno.. Per le strade di campagna a raccogliere fiori di campo da offrire alla maestra nell'ultimo giorno di scuola. Nell'aria odore di fieno e di nepetella, canti di grilli e di cicale invisibili.
Per la gioia di correre avevo sempre sempre qualche livido fatto di fresco sulla pelle. La prima lucertola colpita a morte con una sassata mi fece tanta tenerezza.
I tramonti infuocati dietro il grande e maestoso Etna e gli sputi di lava che tinteggiavano il cielo nelle notti estive; sdraiati sul terrazzo di casa ancora caldo, estasiati a contare le stelle cadenti. Aquiloni assetati di libertà e di vento, facevano a gara con le nuvole e qualcuno più bizzarro ogni tanto spezzava il filo e si perdeva dentro l'azzurro, lasciandomi un piccolo dispiacere dentro.
Temporali estivi , coi "fulmini attratti dalle corna dei buoi e dai gioielli d'oro" (credenze popolari)... tutti rifugiati in casa aspettando la fine. Profumo di terra arsa bagnata, le chiocciole risvegliare facevano capolino dietro i muri esposti a tramontana: subito in giro per l'orto a caccia di piccole emozioni.
La Domenica tutti a Messa, dopo sull'altalena dell'oratorio, facendo a gara a chi arrivava più in alto, fino a provare le vertigini. L'anguria più grande del mercato messa al fresco dentro la cisterna. I piatti della nonna avevano sempre un sapore in più.
“Ave Maria gratia plaena, Dominus tecum...” “caccia il gatto che è salito sulla buffetta! (il tavolo)” Spesso il sonno confondeva il “mistero” da contemplare. (il momento dell'orazione serale dei nonni)
“Tu non sei capace a scartare i limoni verdelli”, mi diceva la nonna tutta seria, “attento a contarli giusti e segnare un tassello per ogni centinaio sul limone vecchio di scarto!” (il momento della raccolta dei limoni)
“Luna Lunedda fammi na' cudduredda, fammilla bedda ranni, ci la porto a San Giuvanni, San Giuvanni non la voli, ci la portu a San Grivòli, san Grivòli si la pighia, ci la sparti a li cunighia, li cunighia scala scala, ca ci ruppiru la quartara, la quartara è china e' meli, viva viva san Micheli, San Micheli a li Miliddi viva viva li picciriddi, li picciriddi nto vadduni ca cughievan rosi e sciuri, pi purtalli a nostru Signuri”. (filastrocca)
(dialoghli con la nonna e col nonno)“Fammi questo piccolo servizio e quando morirò ti mando una pioggia di rose”. “Com'è saporita, nonna, l'insalata che sai fare tu!” “Tuglimi questa piccola spina di fico d'india dal dito, tu che hai gli occhi pizzuti (tu che hai la vista acuta) e dopo te ne sbuccio un altro ancora. “Pappa Ntonj di vilanza, va a la gnuni e coghi spranza e la pranza è di Gesù, pappa Ntonj vinci tu!” (brevi filastrocche)
...Tavula vecchia e tavula nova, dimmi la vecchia unni s'attrova?” Per ogni compleanno “crisci santu e riccu!” era la frase augurale, accompagnata da una simbolica tirata di orecchie e da un bacio coi pizzicotti.
“Spingula spingula Mariuttina, la fadetta e la regina, la regina èdi spagnola, tirittuppiti nesci fora, fora quaranta, tuttu lu munnu canta, canta lu jaddu affacciatu a la finestra cu' tri palummi in testa. Jaddu - jaddina, Palermu e Missina. “C'era na vota n'vecchiu e ci aveva n'saccu vecchiu e ci vuleva n'puntu, aspetta ca ora ta' cuntu”.
("spilla spilla Mariolina, la gonna e la regina, la regina è spagnola, trallallero esci fuori, fuori il quaranta, tutto il mondo canta, canta il gallo affacciato alla finestra, con tre colombe in testa. Gallo - gallina, Palermo e Messina".
"c'era una volta un vecchio che aveva un sacco vecchio e ci voleva un punto, aspetta che adesso te la racconto...")